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Gli “Arditi del Castello” di Cella Monte

Chi erano gli “Arditi del Castello”, come sono arrivati a Cella Monte e qual era la loro professione? Siete pronti per un tuffo nel passato? 

Cella Monte è un piccolo borgo nel cuore del Monferrato che racchiude tra le mura delle sue abitazioni secoli di storia. Abbiamo deciso di addentrarci tra libri di storia, certificati di nascita, foto, lettere e documenti antichi. In particolare ci siamo focalizzati sulla storia che aleggia intorno alla sede di Cinque Quinti nonché nostra attuale abitazione. Perché come dice Claudio Magris – La vita può essere compresa solo guardando indietro, anche se dev’essere vissuta guardando avanti – ossia verso qualcosa che non esiste.

Iniziamo…

CENNI STORICI

La dimora, un tempo il Castello di Cella Monte, o meglio l’antica Celle di Enrico V nel 1116, o ancora “Sela” in piemontese, è situata in cima alla collina del paese. A brevissima distanza in linea d’aria c’è Rosignano. Un detto dialettale, infatti, per evidenziare la vicinanza tra i due borghi, separati solo da una vallata, recita “Da Rosignano a Cella si sente friggere la padella”.

Alcuni documenti storici, poi in realtà smentiti, indicavano un altro fabbricato come fortezza di Cella Monte. La posizione della nostra abitazione, però, la rende a tutti gli effetti perfetta per quelle che erano le funzioni di controllo e di difesa che un castello doveva esercitare.

Ad una estremità definisce un lato di Piazza Vallino, su cui sorge la chiesa parrocchiale, in un’altra domina la vallata che separa il paese da Rosignano e nell’altra ancora si affaccia su via Dante Barbano, strada principale del borgo.

Il vasto complesso, costruito originariamente intorno al XII secolo, non possiede più alcuna torre, ma la sua struttura di base è molto solida, e fu ricavata direttamente dal tufo collinare scalpellato (la così detta Pietra da Cantoni). Sulla muratura si alternano disegni di numerose finestre medievali con motivi decorativi dati dal gioco cromatico dei contrasti tra mattoni e conci di tufo. La struttura possiede due cortili, uno più piccolo rivolto a nord, e un secondo, più ampio e con giardino.

GLI ARDITI DEL CASTELLO DI CELLA MONTE

La nostra famiglia, proprietaria della maggior parte dell’immobile, discende dagli “Arditi del Castello” (i quali ne entrarono in possesso intorno al 1700), ricordati nel XX secolo da Giuseppe Niccolini per la loro rinomata cantina vinicola conosciuta a livello nazionale. Prima di loro, anche se non sono state ritrovate numerose fonti scritte che lo attestino, il fabbricato era degli Ardizzone (che a loro volta se ne impossessarono intorno al 1500). Questa informazione è stata tramandata grazie alla tradizione orale rimasta viva e ai racconti di Niccolini, il quale narra che all’ingresso del complesso, era murata la lapide di Lelio Ardizzone, conte di Celle e marchese di Pomaro, ora non più visibile.

Da fortezza venne trasformato e adibito alla sua nuova funzione di casa ed abitazione signorile, appunto dalla famiglia degli Ardizzone intorno al 1500. Del ponte levatoio e delle feritoie laterali si conservano solo più alcune tracce, come la sagoma dell’arco che si apre sulla strada principale. Durante alcuni lavori alle stanze superiori di una parte dell’edificio sono inoltre affiorati antichi merli ed un timpano neoclassico che corona alcune pareti grazie al quale si possono riconoscere le diverse ristrutturazioni fatte nel tempo.

NON L’UNICO CASTELLO

Oltre a questi edifici, da alcuni archivi e dai testi di Goffredo Casalis sono emerse anche altre costruzioni designate a fortezza ancora più antiche della nostra. Una di queste è un castello chiamato ancora oggi “La Torre” il quale era stato trasformato dai nobili fratelli Francia in orto pensile.

Se facciamo un ulteriore salto nel passato, grazie ad alcune ricerche storiche a cura di Giuseppe Aldo di Ricaldone, che riordinò l’archivio dei Francia, si parla addirittura di cinque castelli costruiti nell’area geografica tra Cella Monte ed i comuni limitrofi.

Oltre al nostro, si ricordano il castello dei Marescalchi e degli Ogleri, il Castelmonte, il Castelvecchio e il Castelgrifone.

Riassumendo e cercando di fare chiarezza, quello che i libri di storia ci dicono è che siano esistite sul nostro territorio delle dimore fortificate. Queste però erano possedute a titolo privato da diverse famiglie di consignori. Per le loro caratteristiche difensive, potevano essere definite castelli, senza però avere natura di bene «feudale». Quelle che possono essere nominate Castello, anche se strutturalmente molto diverse tra loro, sono la nostra e il Castelvecchio (o Castelveri).

Oggi però a Cella Monte nessuno ha ricordi di una fortezza nominata Castelveri. Per questo motivo concludiamo affermando che intorno al 1700 la famiglia Arditi si è impossessata di quello che a conti fatti è l’ultima e unica fortezza rimasta a Cella Monte. Per questo noi di Cinque Quinti desideriamo portarle nuova vita, nuova luce ed un bellissimo futuro!

GLI ULTIMI SECOLI

A partire dal 1700 circa, quando la famiglia Arditi entrò in possesso della fortezza, questa ha subito diverse modifiche fino ad arrivare alla conformazione attuale e alla divisione in più proprietà. Intorno al 1800 era consuetudine per la maggior parte delle case private del Monferrato avere una cantina per una produzione di vino limitata e prettamente a consumo famigliare. Anche la famiglia Arditi inaugurò la sua che ebbe in realtà molto successo. Questa venne poi dismessa da nostro nonno attorno agli anni ’60 del 900 quando venne inaugurata la Cantina Sociale del Monferrato (oggi tornata in mano a privati).

Da allora la cantina è in disuso, ma sono ancora presenti le vecchie vasche in cemento utilizzate per la vinificazione, così come i vecchi tonneaux utilizzati per l’invecchiamento del vino e gli infernot. Questi furono costruiti quasi tutti a mano da contadini o cavatori senza alcuna nozione di ingegneria o architettura durante la stagione invernale tra gli anni ’80-’90 del XIX secolo.  Ancora oggi sono utili per la conservazione del vino a temperatura e umidità costante.

I GIORNI NOSTRI

Arrivando ai giorni nostri, Giuseppe Arditi, nonché nostro papà, nato in casa nel 1952, da Mario Arditi e Rita Anselmo – i nostri carissimi nonni – ha da sempre coltivato una grande passione per il piccolo borgo in cui siamo cresciuti. Eletto sindaco nel 1996, e terminato il suo secondo mandato nel 2006, ha portato avanti il lavoro iniziato da Fiorella Cavagnero Coppo, prima donna del paese per ben 20 anni.

Cercando di ricostruire le ultime generazioni che hanno abitato il Castello di Cella Monte prima della nostra famiglia, composta da noi 5 e i nostri genitori Giuseppe e Manuela, abbiamo provato a creare un piccolo albero genealogico. Troviamo quindi:

·       Mario Arditi (10/09/1920 – 08/03/2006) e Rita Anselmo (22/05/1929 – 11/02/2013), entrambi nati a Cella Monte, hanno completamente ristrutturato l’abitazione diverse volte. Con loro abbiamo tantissimi ricordi. Vivevano nel primo piano dell’antica fortezza e ci hanno lasciato rispettivamente nel 2006 e nel 2013.

·       Prima di loro ci vivevano Arditi Giuseppe Giorgio Camillo: nato a Cella Monte il 27/08/1872 e morto nel 1928 insieme a Capra Giuseppina, nata ad Alfiano nel 1881 e morta nel 1951. Loro hanno vissuto nel castello con i loro 9 figli: Adele, Teresa, Gesuina, Francesca, Paolo, Carlo, Camillo, Mario e Demetrio. In un’altra parte della casa vivevano anche il fratello di Giorgio Giuseppe, Pio con la moglie Santina.

·       Prima ancora c’erano Arditi Luigi, nato nel 1846 e morto nel 1927 e Allara Corinna, nata nel 1852 e morta nel 1914.

·       L’ultimo salto indietro che riusciamo a fare è quando la casa era abitata da Arditi Giuseppe (o meglio Ardito, infatti il nostro cognome si è poi modificato in Arditi in quegli anni) nato nel 1818 e morto nel 1899 insieme ad Arcangela Ceresa nata nel 1822 e morta nel 1906. Tutti hanno abitato la fortezza con le loro numerosissime famiglie.

“Gli Arditi del Castello” di Cella Monte hanno quindi tra le mani un vero tesoro.” Sappiamo di avere il dovere di mantenere intatta la sua bellezza, le cantine sotterranee ed i suoi cunicoli traboccanti di storia e lavoreremo sodo per farlo.

 

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